# CULTURA
Cenni Storici
Da Visitare
Tradizioni
Miti e leggende
Curiosità
Gastronomia
Itinerari & Guide
Associazioni e Sport
 
# NEWS & ATTUALITA'
Notizie ed attualità
Cerca News in Archivio
Iniziative Web
Informazioni Varie
Come arrivare
Previsioni del Meteo
Mappa della città
 
# EDITORIA & LIBRI
Mensile "La Voce"
Editoria e Libri
Bibliografie
 
# PHOTOGALLERY
Foto almanacco
Foto d'epoca
Scenari notturni
Disegni artistici
Natura e ambiente
 
# WEBCOMMUNITY
WebForum
Commenti
WebChat
Area Download
Webmail
Newsletter
Top Links
Scambio Banner
 
 
 
Ads by PartnerWeb
 
 
 

Obiettivo Caltabellotta
Propone raccolte di immagini tematiche sulla città, sui monumenti, sul paesaggio e sulle tradizioni popolari e religiose
www.caltabellotta.net

 
     
 

Comune di Caltabellotta
Il sito della Rete Civica di Caltabellotta come strumento di informazione e di comunicazione con i cittadini
comune.caltabellotta.it

 
     
 

Festa della Madonna
Festegggiamenti in onore di Maria SS. dei Miracoli e del SS. Crocifisso, protettori di Caltabellotta
festamadonna.it

 
     
 

Caltabellotta Meteo
Sito Web dedicato al monitoraggio in tempo reale delle condizioni Meteorologiche sul territorio Caltabellottese
caltabellottameteo.com

 
 
 
> CALTABELLOTTA.COM > DA VISITARE > CHIESE E LUOGHI DI CULTO
LA CHIESA DELLA MADRICE
di Giuseppe RIZZUTI
 
 

FOTO & IMMAGINI


Virtual Tour
Le più suggestive sequenze fotografiche da Caltabellotta.com

Caltabellotta.net
Immagini dal portale fotografico di Caltabellotta.net

 

Le prime notizie sulla Chiesa Madre di Caltabellotta provengono dal Nicotra, che racconta: Avendo Ruggero normanno sin dal 1061 tolta quasi tutta l'isola al dominio saraceno, nel 1090 si portò sotto Caltabellotta, che tenevasi ancora da costoro. Al di lui appressarsi gli uscirono incontro gli abitanti ed attaccarono battaglia nel sito ove fu Triocala, ma bencbé superiori di numero ai normanni furono con molto danno costretti a ritirarsi nel castello, ove strettamente assediati e forzati dalla fame si arresero.Nel luogo ove vinse la battaglia, Ruggero volle fosse eretto un tempio che dedicò a S. Giorgio, elettosi a suo speciale protettore.Nel diploma del 1098 risulta che il tempio fu dato in cura ai padri basiliani, assegnando loro quella stessa campagna, ove con pochi cavalli sbaragliò e costrinse a ritirarsi i saraceni.Il re Ruggero, figlio del conte, assegnò nel 1134 il beneficio al monastero grande del Salvatore di Messina. Il re Alfonso D'Aragona lo assegnò in seguito ai conti di Caltabellotta. Queste sono le prime notizie sull'esistenza di un edificio destinato al culto cattolico, ma è caratterizzante la scelta del luogo, marginale rispetto al paese, a differenza della maggior parte degli insediamenti abitativi di ogni epoca dove la chiesa Madre è sempre ubicata in posizione centrale. Al di là di quanto riportato nel famoso diploma del 1098, va considerata la morfologia del luogo, con particolare attenzione alla rupe Gogàla. Questo monte, chiamato anche Matrice dai residenti, reca evidenti tracce di un antico insediamento con fondamenta quadrangolari di case scavate nella roccia, gradini intagliati, tombe e cisterne. E' chiaramente visibile un sistema di canalette per convogliare le acque piovane nelle cisterne, solitamente scavate all'interno delle case. La viabilità è costituita da strade strette, scavate nella roccia e l'insieme rivela una pianificazione urbanistica unitaria ed intensiva. Sul versante meridionale, la torre quadrangolare detta Galofara, presenta una tessitura muraria che per la dimensione e disposizione dei conci farebbe pensare ad una costruzione di epoca bizantina. Gruppi di tombe isolate ai margini delle zone abitate, e delle quali è rimasto solo il contorno all'interno di un'area definita, fanno pensare all'esistenza di piccole chiese cimiteriali e, la accertata sacralità del luogo, concorre a giustificare la fondazione della Chiesa Madre. Risulta che nel 1 sec. d.C., Tríocala fu sede vescovile e il primo vescovo fu San Pellegrino, nato a Lucca di Grecia e mandato in Sicilia dall'apostolo Pietro assieme a Massimo e Marciano. E' interessante sottolineare quanto dice Giustolisi in relazione al culto di San Pellegrino, venerato nella chiesa sull'omonimo monte, dove permangono tracce di architettura normanna e successivi interventi del XVIII sec. il manufatto è costruito in aderenza a due caverne in parte scavate artificialmente e sicuramente luogo di culto antichissimo di una divinità pagana, laddove è immaginabile una continuità d'uso dalla preistoria ad oggi. Il permanere della sacralità del luogo in epoche e civiltà diverse non si limiterebbe al Santuario di S. Pellegrino, ma è verosimile si verifichi anche per la Chiesa Madre di Caltabellotta. L'ipotesi trova conferma nel fatto che il luogo di culto si trova nel contesto dell'abitato cristiano-bizantino laddove, per altro, doveva anche preesistere un'antichissima devozione pagana. La devozione a S. Marta sarebbe quindi la persistenza popolare dell'adattamento che subì il culto pagano nella primitiva chiesa cristiana.Sotto la chiesa Madre, dove sgorgava fino a qualche tempo fa una sorgente - fatto notevole per lo stabilirsi della sacralità del luogo - sono state rinvenute delle tombe che secondo j. Schubring sono romane, con scheletri di alcuni inumati che, a dire dei popolani, avevano una monetina in bocca. Il perdurare della destinazione ad area sacra deve essere avvenuto anche durante tutto il periodo della dominazione araba. I musulmani infatti non disdegnarono di trasformare in moschee le preesistenti chiese cristiane, o edificare i loro luoghi di culto (un esempio è la cattedrale di Palermo) nello stesso sito delle chiese cristiane precedentemente demolite, sia per sovrapporre la loro cultura e tradizione religiosa a quella dei vinti, sia per affermare inequivocabilmente il loro potere. Non deve meravigliare la scelta poi di Ruggero, sulla ubicazione della chiesa, perchè la cancellazione delle moschee aveva il medesimo significato anche per i nuovi conquistatori normanni. Dopo il regno di Ruggero, caratterizzato da numerose costruzioni sia civili che religiose, per la mutevolezza delle condizioni politiche e i disaccordi tra il potere temporale e quello spirituale l'architettura chiesastica siciliana ebbe un periodo di stasi che durerà fino alla fine del XIV secolo, quando inizia il governo stabile degli aragonesi. I pochi monumenti rimasti di questo periodo, pur riprendendo gli schemi planimetrici delle costruzioni arabo normanne, raggiunsero una completa unità di linguaggio architettonico ' essendo venute meno le influenze arabe che avevano caratterizzato i secoli precedenti.Si assiste così all'abbandono delle cupole islamiche poste a copertura sia della nave che dei campanili, ed i soffitti lignei a stalattiti cedono il posto a quelli più semplici, ma non per questo meno suggestivi, con l'orditura a vista, mentre le decorazioni cominciano a risentire l'influsso delle correnti nordiche importate dalle maestranze tedesche giunte al seguito della corte imperiale. L'articolazione della pianta, abbandonata da tempo la croce greca, si svolge secondo lo schema basilicale a tre navate con transetto; e l'adozione di questo impianto dà la possibilità di costruire un numero maggiore di altari e quindi anche di soddisfare l'esigenza della cripta sotto il transetto. Nasce così un organismo architettonico, variamente articolato, che offre diverse visuali spaziali, oltre alla possibilità di avere all'interno della chiesa spazi destinati a più funzioni. L'edificio religioso non ha infatti l'uso esclusivamente ecclesiastico a cui oggi siamo abituati: la chiesa come istituzione non è ancora un potere ben determinato e l'interferenza tra potere statale ed ecclesiastico avrà come effetto finale la lotta per le investiture. Agli organismi chiesastici non sono estranee neanche le funzioni difensive: sorgono così grandi complessi religiosi al limite della città murata, quasi sempre in posizione sopraelevata rispetto al territorio circostante le cui torri collegate visivamente con le altre sparse nel territorio e all'interno della città. Un aspetto non sufficientemente indagato è quello relativo alla semasiologia (teoria del significato) dell'architettura religiosa.In questo periodo storico, nonostante il duplice aspetto spirituale e temporale ' la progettazione degli organismi religiosi è improntata essenzialmente all'esaltazione spirituale. Sorgono edifici con dodici colonne, a ricordo dei dodici apostoli che sono appunto i sostegni della chiesa; la pianta cruciforme rappresenta la croce di Cristo, mentre il massimo della esasperazione progettuale improntata a certe ideologie si raggiunge col piegare l'asse longitudinale di alcune chiese, a simbolo della testa inclinata di Gesù sulla croce, mentre la sovranità celeste viene rappresentata attraverso l'arco per accedere all'abside arrotondata, coperta da una volta.Si riconosce comunque il gusto ereditato dagli arabi, ed assimilato dagli architetti locali, per le cortine murarie eseguite con piccoli conci di pietra perfettamente squadrati e ammorsati: l'amore per tale perfetta stereotomia resta a lungo nell'animo dei progettisti isolani, fino a quando l'indisponibilità di manodopera adeguata non li fa ripiegare su tecniche diverse. Derivano da questa maniera di concepire il paramento murario mirabili esempi di architettura in cui il colore e la struttura della pietra determinano insieme il carattere delle costrizioni. Per la prima volta si costruiscono fondazioni isolate per i pilastri, mentre quelle della muratura sono continue. Gli archi vengono eretti con l'impiego di una centina e richiedono murature di grande spessore per assorbire le spinte o i carichi indotti. Nella cortina muraria si realizzano aperture e vi si inseriscono colonne, archi e volte per soddisfare un equilibrio statico di nuova complessità. il pavimento della chiesa dell'epoca ha un'importanza ancora maggiore di oggi, in quanto libero da sedie e panche, anche se è spesso estremamente semplice: in lastre di pietra o in mattoni, sempre in armonia con il carattere della costruzione. Non mancano comunque pavimentazioni ricche di intarsi che vanno dal semplice disegno geometrico a più complesse composizioni figurative racchiuse entro comparii incorniciati. Venuta meno l'influenza arabo-bizantina, la decorazione si manifesta soprattutto nell'espressività formale del capitello, a trapezio, a calice godrons di derivazione normanna, in cui foglie ornamentali, forme anticheggianti ed elementi figurativi, appaiono come retaggio di un mondo culturale più antico.La decorazione esterna fonda principalmente sui portali, evidenziati da una serie di archi acuti realizzati secondo piani diversi e terminanti su capitelli riccamente scolpiti.Nel quadro dell' architettura di questo periodo la Chiesa Madre di Caltabellotta è la tessera di un mosaico che si presenta mutilato e alterato in gran parte del suo disegno globale. Una descrizione tratta dal Nicotra nel suo dizionario dei comuni siciliani dei 1907: Fra le opere pregevoli per l'antichità notasi questa chiesa che molti hanno creduto fosse stata moschea dei saraceni, ed altri con più probabilità dicono fosse quel magnifico tempio a doppio ordine di colonne, di cui parla il Malaterra, fatto innalzare dal conte Ruggero, in onore di S. Giorgio, in seguito alla vittoria ivi portata sui Saraceni. Sulle colonne a grandi dischi di pietra, sovrapposti vedonsi ancora degli affreschi molto primitivi e rovinati dall'umido. La parte di fondo, vicina all'altare maggiore è stata trasformata nel secolo XVI a stile toscano.In essa vi è una fonte di acqua benedetta, situata alla parte posteriore con iscrizioni arabe e segni cristiani. Nella cappella della Madonna della Catena esistono pregiate statue, eseguite nel 1598 dal giulianese Antonio Ferraro. Peccato che tale cappella - racconta il Di Marzo - sia oggi tutta in rovina e nulla più tra poco si troverà di quel tanto, che ancor oggi rimane delle opere del Giulianese, ove non vi si rechi pronto riparo. L'arco esteriore fiancheggiato da due colonne ornatíssime, ha tuttavia al di sopra, fra due maestose figure o statue di lsaia e Geremia, un bellissimo gruppo dell'Assunta con grande corteggio di angeli in svariate attitudini di invincibile grazia e vaghezza. Le Madonne con bambino del 1596 attribuite ad Antonello Gagini testimoniano quel manierismo siciliano, le cui note stilistiche sono al pari e contemporanee a quelle più alte della cultura d'avanguardia del tempo.La cappella del gíulianese è invece una delle ultime composizioni realizzate dal Maestro ed è da considerarsi una delle opere testamentarie più complete dove pittura, scultura e architettura si fondono per dare vita ad una complessa armonia fatta di alternanze di pieni e vuoti, di ritmi simmetrici e precari equilibri compositivi. La chiesa è a tre navate, con una serie di cappelle sul lato sinistro di chi entra. Robusti pilastri cilindrici e semiottagonali lateralmente sorreggono semplicissimi capitelli, composti da elementi essenziali: un abaco, sotto un tegolino e uno schiacciato toro semicircolare.Gli archi sia longitudinali che trasversali, formano veri diaframmi lungo la nave centrale, e sono a sesto acuto, dal profilo variabilissimo, dovuto agli assestamenti subiti nei secoli. Sono anche ben evidenti i diversi momenti stilistici all'esterno, come nel portale principale dove il varco archiacuto è sottolineato dalle asciutte ed essenziali membrature e da disadorni bastoni che ne determinano le molteplici ghiere, e che continuano negli spigoli dei piedritti. I capitelli fitomorfi, estremamente stilizzati, dettifiori a chiodo, si possono datare alla seconda metà del XIII secolo.Il paramento murario di facciata, corrispondente alla navata centrale, è costituito da una fodera dalla listatura isodoma non facilmente databile rivelata dal parziale crollo dei conci di paramento, interessanti anche parzialmente il portale, dopo il sisma del 1968.La muratura di quasi tutto il complesso è un misto tra murature pseudo isodome, di pezzatura piuttosto regolare e di conci ben lavorati e squadrati, mente trasformato, all'interno di tipica matrice normanna, ma anche araba. La torre presenta anch'essa una tessitura muraria perfettamente isodoma, ed è chiaramente riferibile al primo periodo normanno, ipotesi avvalorata anche dal nudo disegno della ghiera del piccolo portale d'ingresso. Aldilà del diaframma costruito nel 1968 dopo i gravi danni subiti dall'edificio a causa del sisma, si sono potuti osservare dall'esterno i resti di altre cappelle che originariamente dovevano essere inscritte entro archi lanceolati, ricoperti da stucchi nella fase di trasformazione del XVII secolo. La pianta è stata completata, nelle parti inaccessibili, da un rilievo degli anni trenta attraverso il quale si sono potuti individuare, anche dall'esterno, i resti dell'antico transetto, profonda del quale si possono intravedere le colonne che ne marcavano il disegno. All'interno della chiesa si trovano senza precisa destinazione, due pregevolissime Madonne con Bambino, di scuola gaginesca, di rarissima fattura, in perfetto stato di conservazione. Nella quarta cappella vi è la statua marmorea di un santo vescovo, da attribuirsi alla stessa scuola. Sulla navata laterale ovest, si aprono due porte di cui una murata, corrispondente all'esterno con un pregevole portale dall'inconfondibile disegno della prima metà del XII secolo. Il secondo portale visibile solo dall'esterno, nella parte isolata dal muro di chiusura, presenta una ghiera contornata da elementi lapidei a punta di diamante.

 

Caltabellotta.com - Il Portale della Città di Caltabellotta
© 1999/2024 - Tutti i diritti sono riservati

Progetto e realizzazione tecnica a cura di Antonino MULE'
Gestione a cura di Antonino MULE' e Accursio CASTROGIOVANNI