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Aggirando l'alta rupe, si
raggiunge un belvedere, donde una scalinata porta all'eremo
di San Pellegrino, massiccio edificio conventuale oggi in
stato di agonia, che si allunga fra le rocce, nella
essenzialità della compatta scatola costruttiva: venne
ampliato, su una originaria fondazione normanna, nel
Settecento, nel sito in cui la leggenda colloca la vicenda
del trionfo del santo vescovo sul drago divoratore, del
quale in un anfratto della sottostante grotta, sede
originaria del culto di San Pellegrino, e forse sua antica
dimora, si indica il pietroso giaciglio. È l'adiacente
chiesa il prodotto artisticamente più interessante:
scandisce la bella facciata (1721) un linguaggio di
raffinate euritmie barocche, che si esaltano nella composita
membratura del portale con ridondante fastigio e nella
plastica mostra dell'ornato rosone ottagonale; all'interno,
da vedere il settecentesco simulacro ligneo di San
Pellegrino (va in processione il 18 agosto) e una marmorea
statua del Santo, datata 1755. L'Eremo, edificato nel XVII
secolo, è sito nella parte più alta del monte omonimo e
insieme alla piccola chiesa attigua, costituisce un
complesso omogeneo. Durante il XVIII secolo tutto il
complesso venne ristrutturato e ampliato dall'eremita
Stefano Montalbano. La chiesetta presenta uno splendido
portale in stile barocco impreziosito da un medaglione
decorato. Percorrendo un atrio che si trova a sinistra della
chiesa, si accede a due profonde grotte che nel tempo furono
adibite a veri e propri santuari. Le grotte, legate al culto
del mitico San Pellegrino, vescovo di Triocala, custodiscono
diversi e splendidi affreschi, nicchie e suppellettili
appartenuti, secondo la leggenda, allo stesso. Vi sono
conservati pure due pannelli di maiolica risalenti al 1579 e
al 1608. Splendida è la vista panoramica di cui si può
godere appena fuori dall'Eremo, che spazia su tutta la
fertile vallata sottostante. |